Mercoledì ho partecipato (finalmente in presenza!) al seminario organizzato dalla Scuola dello Sport di Sport e Salute a proposito del “Sistema di tutela in ambito sportivo dei giovani atleti”.

Grazie a questo incontro ho compreso la fortuna che ho da 25 anni a vivere di sport, prima come atleta, poi come allenatore e ora come Mental Coach.

È provato che i ragazzi che praticano sport possono godere di uno sviluppo personale molto più efficace rispetto a chi non lo pratica, perché lo sport insegna a:

  • mettere in gioco tutte le emozioni → gioia, delusione, fatica, sacrificio…
  • prendersi delle grandi responsabilità → che nessun altro ambito di vita offre
  • organizzare il proprio tempo → per riuscire ad adempire ai propri doveri scolastici e poter godere del divertimento sportivo

La grande varietà di sport permette inoltre ai bambini tra i 7 e gli 11 anni di sperimentare una vasta gamma di discipline, entrando così in contatto con differenti realtà e rispettando una serie di regole e di valori di riferimento, che contribuiscono alla crescita e all’educazione del futuro adulto.

L’allenatore, dunque, come può essere solo un dimostratore di tecniche?

L’allenatore del settore giovanile è un punto di riferimento per il giovane atleta, perché insegna:

  • la motivazione
  • la comunicazione
  • il valore della squadra
  • la fatica
  • la dedizione
  • il sacrificio

Grazie allo sport il giovane fa i conti con la consapevolezza di essere capace, di potercela fare grazie al suo impegno a rispondere efficacemente alle proprie responsabilità.

Pertanto un allenatore deve possedere:

  • competenze professionali → conoscere le tecniche e le tattiche della disciplina sportiva
  • competenze interpersonali → instaurare rapporti efficaci
  • competenze intrapersonali → essere consapevole del proprio impatto sui giovani, modulare il proprio comportamento e fare scelte lessicali adeguate all’obiettivo comunicativo

Perché tutto questo?

Perché i bambini hanno diritto a non essere discriminati per le loro abilità o per la loro età, hanno diritto ad essere ascoltati e hanno diritto allo sviluppo della personalità, dei talenti, delle attitudini mentali e fisiche. E non lo dico io…lo dice la Convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia.

Per questo motivo il ruolo di educatore che ricopre l’allenatore è fondamentale. Ci sono tantissime persone al mondo che fanno gli allenatori: dimostrano perfettamente le tecniche, trasformano gli atleti in perfetti esecutori, vincono…
Ma essere un allenatore è ben diverso, essere allenatore significa sostenere il giovane atleta nell’espressione di sé, attraverso:

  • un ascolto empatico e rispettoso
  • la comprensione dei suoi bisogni
  • un accompagnamento alla scoperta delle sue abilità e dei suoi talenti in tutte le fasi della sua crescita